Piede piatto dell’adulto

Piede piatto dell’adulto: introduzione

Il piede piatto è una anomalia dell’allineamento delle ossa del piede che porta all’appiattimento della volta plantare con conseguente aumento della superficie d’appoggio della pianta del piede, e spostamento del carico lungo la colonna interna del piede, il cosiddetto piede astragalico le cui strutture tendinee e articolari vengono pertanto sollecitate in modo anomalo.

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Cardine di tale deformità è lo scivolamento dell’astragalo sul calcagno.

Osservando il piede normale da dietro, l’asse della gamba è allineato con l’astragalo e il calcagno, che risulta leggermente inclinato in fuori creando un angolo detto di valgismo di soli 7 gradi.

Nel piede piatto l’astragalo scivola verso l’interno e in basso rispetto al calcagno che si sposta invece lateralmente creando la deformità in valgo del retropiede.

A livello del mesopiede la testa dell’astragalo scivolando plantarmente tende a perdere i rapporti con lo scafoide trascinandolo all’interno e in basso, creando la caratteristica sporgenza del profilo interno del piede piatto, e il cedimento dell’arco longitudinale interno.

Di contro la rettilineizzazione dei primi raggi metatarsali da vita alla rotazione esterna dell’avampiede che risulterà supinato i cui raggi interni tenderanno a perdere il corretto contatto con il suolo.

Ne esistono diverse forme che differiscono per eziologia e gravità.

Tra quelli più frequenti la forma più comune è il Piede piatto idiopatico, cioè l’evoluzione del piede lasso del bambino, caratterizzato anch’esso dalla sua flessibilità e dall’assenza di artrosi e di dolore.

Tra le forme più frequenti distinguiamo il:

  • Piede piatto degenerativo artrosico
  • Piede piatto post-traumatico quasi sempre in esito a fratture calcaneari
  • Piede piatto reumatico

Quali sintomi?

Sintomatologia del piede piatto dell’adulto

Il piede è una leva ammortizzata con la funzione di assaggiare il suolo e dare la spinta permettendo in tal modo di spostarci e correre.

Per fare ciò è funzionalmente diviso in due parti.

Quella interna, il piede astragalico, più flessibile, che ha la funzione di saggiare il tipo di terreno e ammortizzare l’impatto del piede al suolo durante la deambulazione e la corsa, e una esterna il piede calcaneare , rigida su cui il peso si sposta per dare la spinta per spostarci in avanti.

Nel piede piatto la colonna interna è prevalente per cui la spinta viene data con la colonna interna troppo flessibile, non adatta a tale scopo, portando in stress le strutture articolari e capsulo legamentose mediali e il tendine del tibiale posteriore che entrano in sofferenza.

Il persistere di questa situazione crea degenerazione artrosica della articolazione sottoastragalica e astragalo scafoidea con dolore e rigidità oltre alla comparsa di tendinopatia degenerativa del tibiale posteriore, il quale può arrivare a rottura completa che clinicamente si manifesta con dolore, tumefazione e peggioramento dell’appiattimento del piede.

Come fare diagnosi di questa patologia?

Piede piatto dell’adulto: diagnosi

La diagnosi è essenzialmente clinica.

Lo specialista valuterà il grado di deformità sui vari piani dello spazio, apprezzerà la flessibilità o la rigidità delle articolazioni coinvolte, la presenza o meno di tendinopatia, e richiederà una radiografia per valutare l’eventuale presenza di degenerazione artrosica.

Come si può trattare?

Il trattamento del piede piatto dell’adulto

Dipende dalla sintomatologia e dal grado di deformità.

Il trattamento conservativo consiste nella progettazione di un plantare che riallinei l’articolazione sottoastragalica , evitando che l’errato allineamento provochi usura nelle strutture articolari e tendinee mediali.

In presenza di tendinopatia e dolore articolare periastragalico sarano utili trattamenti infiltrativi e fisioterapici per ridurre la sintomatologia.

Quando tali misure non sono sufficenti, si ricorrerà al trattamento chirurgico.

Il nostro trattamento chirurgico segue il protocollo dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons.

Scopo del trattamento attuale è di correggere la deformità riallineando i segmenti scheletrici ma conservando le strutture articolari in modo da non sacrificare il movimento e non creare rigidità, riservando l’artrodesi ai casi estremi e con degenerazione artrosica importante.

Uno degli interventi più eseguiti e più efficaci è il riallineamento del retropiede ottenuto spostando il calcagno all’interno, ricollocandolo lungo l’asse della gamba (osteotomia calcaneare di medializzazione).

L’appiattimento dell’arco longitudinale interno e la sofferenza capsulo tendinea mediale è efficacemente contrastata dall’introduzione di un perno in titanio nel seno del tarso (artrorisi sottoastragalica) e dalla riparazione o ritensionamento del tendine del tibiale posteriore.

La supinazione dell’avampiede con il sollevamento del primo metatarso viene corretto con un osteotomia di plantarizzazione del primo metatarso (osteotomia di Cotton).

In caso di deformità severa e di artrosi avanzata si dovrà ricorrere all’ artrodesi sottoastragalica.

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PatOLOGIE TRATTATE