Artrosi della caviglia

Anatomia della caviglia: introduzione

L’artrosi di caviglia rappresenta una condizione molto penosa ed invalidante, CHE INFLUENZA NEGATIVAMENTE LA QUALITÀ DI VITA dei molti pazienti che ne sono affetti.

La caviglia è l’articolazione del nostro corpo che sopporta il maggior peso corporeo ed anche la più soggetta a traumi rispetto alle altre.

Lo spessore della sua cartilagine è esiguo, 1- 2 mm rispetto i 6-8 mm dell’articolazione dell’anca e del ginocchio.

 

Distinguiamo tre tipi di artrosi della caviglia:

  • artrosi post-traumatica la più frequente, costituisce l’80% dei casi , conseguenza di fratture che hanno causato incongruenza o disallineamento articolare, che con il tempo hanno portato all’usura meccanica del rivestimento cartilagineo.
  • artrosi su base reumatica-infiammatoria, 10 %, in cui l’articolazione è danneggiata da processi infiammatori specifici come nel caso dell’artrite reumatoide, fino alla completa distruzione delle cartilagini.
  • artrosi primaria 10% su base idiopatica, 9 volte più rara rispetto all’artrosi di ginocchio e d’anca, a lenta evoluzione, caratterizzata dalla produzione di osteofiti ed formazioni cistiche subcondrali.
 

Sintomi:

  • Dolore
  • Zoppia
  • Rigidità articolare
  • Tumefazione e Arrossamento cutaneo
  • Episodi di versamento articolare

 

Trattamento conservativo:

  • perdita di peso
  • uso di calzature con suola convessa
  • tutori e plantari
  • terapia medica con glucosamina
  • terapia infiltrativa con acido ialuronico, fattori di crescita plasmatici
  • nuovo trattamento con infiltrazioni di grasso, lipogem

 

Trattamento chirurgico:

Toilette artroscopica, praticabile nelle fase iniziali per rimuovere osteofiti che limitano l’escursione articolare.

Osteotomie di riallineamento, nei casi in cui un evento traumatico sia esitato con un allineamento in varo o in valgo della caviglia.

Artrodesi, rappresentano il goldstandard del trattamento, cioè la rimozione completa delle cartilagini e la fusione in posizione corretta dei capi articolari.

Il tasso di successo è altissimo, e la limitazione articolare è compensata dalla flessibilità delle articolazioni vicine, tanto da poter riprendere anche l’attività sportiva.

Protesizzazione. Sebbene le protesi di nuova generazione abbiano migliorato notevolmente i risultati, bisogna sempre considerare almeno il trenta per cento di probabilità che l’impianto fallisca, specie dopo i primi tre anni.

Bisogna che il paziente sia consapevole che in tal caso il successivo intervento di artrodesizzazione sarà molto complesso a causa della grande perdita di osso legata alla ampia resezione ossea necessaria per far spazio alla protesi , e si dovrà ricorrere a trapianti scheletrici importanti per colmare queste lacune, non sempre con esiti funzionali favorevoli.

PatOLOGIE TRATTATE